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domenica 11 agosto 2013

Mondiali di atletica: E' ancora Bolt la freccia d'oro

Il corpo piegato all'indietro, il braccio sinistro che punta al cielo come fosse una freccia e quello destro che si tende come per scoccarla, mentre la bandiera della Giamaica, come fosse un mantello, sventola dalle sue spalle sudate.

E' sempre lui il re, Bolt la freccia d'oro, che pur sulla pista bagnata dalla pioggia battente di Mosca, si riprende il titolo mondiale dei 100 metri, che aveva perso a Daegu, per una falsa partenza.
Ridiventa campione del mondo della velocità pura, correndo in 9.77, lasciandosi alle spalle lo statunitense ex dopato Justin Gatlin (9.85), seguito dall'altro giamaicano Nesta Carter (9.95).

Ai blocchi, il più reattivo è stato Nickel Ashmeade (poi quinto in 9.98), ma l'accelerazione migliore è stata quella di Gatlin, tanto da proiettarlo davanti a tutti ai 60 metri: è stato a quel punto, però, che Bolt ha tirato fuori le sue immense doti, distendendosi da par suo nel tratto finale.

Un mix di potenza e fluidità, con Bolt sferzato dalla pioggia che lo colpisce, a tratti, in senso trasversale, per lasciare spazio -in meno di dieci secondi- alla solita esultanza, anche se meno scenica di un tempo ma, senza dubbio, più genuina.
Come se Usain non si divertisse quasi più a fare il “Bolt”, se non sulla striscia di pista che lo fa volare fino al traguardo.

E' stato importante -ha detto a caldo appena dopo la gara- “rimanere tranquillo ed essere riuscito a fare ciò che volevo; io più serio? Dipende tutto dalle vibrazioni, da ciò che sento, voglio sempre andare in pista e divertirmi, ed ora sono felice anche se so che avrei potuto fare di meglio, ma avevo le gambe un po' dure dopo le semifinali, non so perché...”

Ad ogni modo -ha spiegato- “Ero venuto qui per vincere e non per stabilire il nuovo record del mondo e, quindi, ho semplicemente cercato la vittoria”.

In Giamaica, questo era ciò che si aspettavano tutti “magari anche che dominassi, ma l'importante è stato riuscire a riprendermi questo titolo”.

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