Si chiama Anita Arvelo
Almonte, 21 anni, bolognese, ed è una delle pochissime italiane ad
aver scalato la classifica di uno sport, lo skateboard, non certo tra
i più popolari qui da noi.
Padre geometra,
originario di Santo Domingo, madre italiana, Anita occupa ora la
quarta posizione nel ranking mondiale, avendo gareggiato nelle
principali competizioni: dal Regno Unito a Praga, alla Francia.
Anita Arvelo, taglio di
capelli cortissimo, che la fa tanto assomigliare ad un novello
Gianburrasca, ha iniziato a prendere confidenza per la prima volta
con la tavoletta con le rotelle a 17 anni, grazie a suo cugino.
A fare il resto, ci ha
pensato la città in cui vive, Bologna, con il suo impianto di skate
più all'avanguardia in Europa: struttura in cemento, costruita da un
team americano, che permette di allenarsi con salti, trick ed
evoluzioni a 360 gradi.
Qui, tra una caduta e
l'altra, Anita si è perfezionata, anche grazie alle lezioni
impartitele da un maestro della disciplina, come Matteo Storelli, al
punto da farsi notare all'estero.
“Purtroppo in Italia
siamo indietro, ma lo skate è uno sport femminile al massimo”
-spiega- “nel resto del mondo è in forte crescita: le atlete
sono sempre più numerose, di livello”.
Anche se, comunque, le
acrobazie sulla tavola rimangono sempre una disciplina “minore”.
“Un vero peccato”
-continua Anita- “a differenza che il calcio, in cui si è gli
uni contro gli altri, nello skate nascono grandi amicizie”.
E non ha tutti i torti
-la ragazza che dà del “tu” allo skateboard- c'è tutta una rete di
appassionati che, grazie al tam tam dei social network, si ritrova
attorno alle piste di mezzo mondo, per sperimentare volteggi e salti
spericolati.
Roba da maschiacci? “Per
niente” -assicura Anita- “le mie coetanee ne sono affascinate
anche se, dopo qualche mese di prova, la maggior parte molla”.
Lei, anche se con la sua
tavoletta trascorre più tempo che con i ragazzi, non vive certo solo
di skateboard.
Dopo aver frequentato un
corso in grafica e web design all'Istituto salesiano di Bologna, è
subito approdata con un contratto a progetto in uno studio della sua
città.
Con un sogno nel
cassetto: imparare, migliorare e, infine, andare all'estero.
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