Non usa mezze misure Vasco Rossi,
del resto non sarebbe nel suo stile, nel suo modo diretto di
affrontare le cose della vita, la musica e il suo rapporto appassionato con i
milioni di fans.
E' sempre lui, solo lui, Blasco,
il Komandante che -intervistato in Puglia, a Castellaneta, da Attilio Romita,
direttore del Tgr Rai regionale- ha voluto chiarire, una volta per
tutte, che non ha nessuna intenzione di abbandonare le scene, anzi,
dice “Morirò sul palco, morirò sul palco”.
Non c'è tristezza nella sua voce,
mentre pronuncia queste parole, si tratta anzi di una vera e propria
dichiarazione d'amore nei confronti della musica, per tutto ciò che essa ha rappresentato e per ciò che sarà, fuori e sopra il palco.
Tutto questo, mentre la rivista
Rolling Stones ha decretato uno dei suoi brani più famosi -”Solo
noi”- canzone rock italiana del secolo.
Vasco dà la sua spiegazione del
perché quel titolo e quel testo “E' la sintesi perfetta del
rock” -afferma- “che è ribellione e provocazione, il
concetto che c'è dentro è l'eterno scontro generazionale tra l'uomo
vecchio e quello nuovo”.
Il titolo,
invece, prende spunto dai rimproveri di sua madre, che lo vedeva,
solo lui, diverso dai figli delle altre famiglie.
“Dovessi
riscriverla oggi” -dice Vasco- “non cambierei neanche una
virgola, nemmeno una vocale”.
Come dargli
torto? Visto che proprio quella straordinaria canzone rappresenta il
simbolo di un'intera generazione che, seppur del passato, potrebbe
tranquillamente essere anche quella di oggi.
A proposito
dei giovani di questo tempo, a volte descritti come senza ideali,
il cantautore di Zocca esprime così il suo pensiero “Hanno dei valori, anche se
sono diversi da quelli del passato, questi vorrebbero distruggere
subito un mondo che non va bene e rifarne un altro”.
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