Chi lo conosce bene lo descrive
come un padre amorevole per i suoi quattro figli, con una passione sfrenata per il basket, che nel tempo l'ha portato ad essere
prima il presidente dell'associazione indonesiana e, ultimamente, di
quello di tutto il sud-est asiatico, oltre che proprietario di due
delle maggiori squadre del proprio Paese.
Si tratta, come avrete già
capito, di Erick Thohir, il magnate indonesiano che, dopo aver
acquistato nel 2011 una quota di minoranza dei Philadelphia 76ers
(diventando il primo asiatico ad entrare nell'olimpo della
pallacanestro a stelle e strisce) e dopo aver acquistato il
D.C. United, squadra di Washington del soccer americano, è ora in
procinto di rilevare una della più blasonate squadre di calcio italiane,
ovvero l'Internazionale di Milano.
Rampollo di una delle più
facoltose famiglie di Jakarta, che da sempre controllano l'economia
di quel Paese, dopo la laurea negli Stati Uniti il giovane Thohir ha
iniziato fin dagli anni novanta a costruire, mattone dopo mattone, il
suo successo imprenditoriale, a partire dal gruppo Mahaka Media,
comprendente tv, quotidiani, radio e settimanali sportivi.
Poco per volta riesce ad assumere
quote rilevanti anche nelle società di famiglia, come l'Astra
International fondata dal padre Teddy, con un fatturato pari a 20
miliardi di dollari, dal settore automobilistico alle industrie
minerarie.
Nonostante la sua importante
ascesa, Erick Thohir sceglie di mantenere una posizione subordinata,
rispetto al fratello Garibaldi (si chiama proprio così), ad oggi tra
i venti businessmen più facoltosi di tutta l'Indonesia.
Con un fratello di nome Garibaldi, il 43enne Erick non poteva certo sfuggire all'ineluttabile destino, tant'è che l'acquisto
dell'Inter, da sempre croce e delizia della famiglia Moratti,
costituisce per lui il coronamento di un sogno nascosto nel cassetto:
sbarcare nel vecchio continente europeo, per entrare da una
delle porte principali nel gotha del calcio mondiale.
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