Prima udienza a Pretoria
(Sudafrica) per il processo che vede alla sbarra degli imputati il
campione di atletica Oscar Pistorius, soprannominato Blad Runner per
le sue protesi di carbonio agli arti inferiori: com'è noto, l'accusa
nei suoi confronti, per la quale rischia fino a 25 anni di carcere, è
quella per l'omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, avvenuto la
notte di San Valentino del 2013.
Un processo atteso con
trepidazione e sul quale sono puntati da oggi i riflettori di tutto
il mondo, tanto d'aver indotto il Presidente del tribunale ad
autorizzare le riprese televisive durante le udienze: l'accusa
sostiene che l'ex campione paralimpico sudafricano abbia sparato e
ucciso in modo premeditato la bella fidanzata, a seguito si un
violento litigio avvenuto tra i due.
D'altro canto, la difesa
gioca la carta dell'imprevedibile e tragico errore, affermando che
Pistorius abbia sparato a Reeva, che si trovava nel bagno,
scambiandola per un ladro che si sarebbe furtivamente introdotto in
casa.
Ma questa versione non
convince per nulla il magistrato Nel Gerrie, il quale ritiene “non
plausibile” questa ricostruzione dei fatti, in quanto alla tragedia
non ha assistito alcun testimone e, pertanto, la ricostruzione dei
fatti non può che basarsi su quanto hanno sentito i vicini.
A tale riguardo una
vicina di casa di Oscar Pistorius, prima persona chiamata a
testimoniare nel corso di questa udienza, ha riferito di aver udito
“grida di donna agghiaccianti” la notte del dramma: si chiama
Michelle Bruger, e la sua camera da letto si trova esattamente a 177
metri di distanza da quella dell'odierno imputato.
La testimone ha altresì
riferito di aver udito, poco prima delle tre del mattino, urla
agghiaccianti di una donna che chiamava “aiuto”, cui sono seguiti
quattro colpi d'arma da fuoco, che in effetti corrispondono al numero
dei proiettili sparati da Pistorius contro la fidanzata, attraverso
la porta del bagno.
A margine del processo,
si registrano le parole della madre di Reeva Steenkamp, che ha
dichiarato in un'intervista a The Star, quotidiano di Johannesburg,
di voler guardare negli occhi l'assassino di sua figlia, per capire
la verità su quello che fatto: June Steenkamp, 67 anni, a distanza
di un anno dal delitto, ha confessato alla stampa che “E'
diventata la mia ossessione, sapere la verità su perché Oscar ha
fatto ciò che ha fatto quella notte”.
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